COLOR SANGRIA

 

COLOR SANGRIA

 

Il color sangria è una tonalità di rosso che prende il proprio nome dalla tonalità di colore tipica dell’omonima bevanda alcolica. La parola sangría deriva dallo spagnolo sangre, che vuol dire sangue.


Questo colore ci riporta all’archetipo divino di Dioniso (Bacco per i Romani), il dio del vino e dell’estasi. Dioniso rappresenta l’essenza del creato nel suo perenne fluire. È il dio dell’ebbrezza e della liberazione dei sensi. Guida per i sentieri del caos, perché egli stesso è un
agente del caos.

 

Indica la frenetica corrente di vita che tutto pervade. Dioniso incarna, nel suo delirio mistico, la scintilla primordiale e istintuale presente in ogni essere vivente. Il delirio dionisiaco era ben visibile nei rituali delle menadi (o baccanti), le sacerdotesse di Dioniso. Durante il culto di Dioniso, le menadi utilizzavano delle maschere; per questo si è portati a credere che i culti dionisiaci siano connessi alla nascita della tragedia greca.

 

Le menadi si identificavano con il dio, quindi, sotto effetto di bevande alcoliche, ne acquisivano il furore. Era un vero e proprio stato di invasamento divino, ossia vivevano il vero entusiasmo, parola che significa essere nel dio. Scopo del rito era quello di ricordare le vicende mitologiche di Dioniso.


Dioniso proveniva dalla Tracia. Questo lo rendeva un dio straniero, sebbene secondo il mito fosse figlio di Zeus. Il caos dionisiaco si riflette persino sulla figura materna: non si sa chi sia la madre. È evidente che il padre sia Zeus, ma il padre degli dèi ha avuto tanti rapporti con molte dee e mortali, cosicché ci sono diverse tesi sulla scelta della madre di Dioniso: secondo alcuni era il frutto di un amore incestuoso tra Zeus e la sorella Demetra;

secondo altri Zeus avrebbe ingravidato Persefone, figlia di Demetra, nonché nipote del dio; altri ancora vedono Dioniso come risultato dell’amore tra Zeus e Dione, una delle dee della prima generazione divina.

 

Secondo le leggende orfiche, la madre di Dioniso era la regina della morte, espressione che si collega all’oscurità del caos, al buio, e che avalla la tesi di Persefone, regina degli inferi, nonché moglie di Ade.
Il colore dionisiaco della sangria ci invita a riflettere sull’esperienza caotica della vita e su quel modello che il filosofo Nietzsche ha definito appunto
dionisiaco. Friedrich Nietzsche considerava il
dionisiaco come un modello caotico al quale corrispondeva come opposto il modello dell’ordine apollineo (con riferimento al dio Apollo). Il filosofo immaginava la figura di un
superuomo che
fosse un eroe dionisiaco, capace di stravolgere l’ordine costituito.


Nietzsche concepiva il dionisiaco come un nuovo ordine sociale, in cui l’uomo è il sovrano di sé, perché ha trovato dentro la sua essenza il proprio dio. Famosa fu la frase di Nietzsche: Dio è morto.
Il color sangria propone pertanto il modello dionisiaco, che libera l’essenza divina e creatrice all’interno dell’uomo. Questo modello ci porta verso una direzione caotica, percepita come
disordine, ma che può essere intesa come un ordine di carattere superiore.

 

Questo concetto si sposa perfettamente con quello dell’entropia, il disordine dell’universo che, per il secondo principio della termodinamica, è in costante aumento. Essa indica la simmetria dell’universo, che può essere considerata indicativa della consapevolezza dell’universo (come afferma il prof. Corrado Malanga).

 

Questo significa che un universo che segue il modello dionisiaco segue la propria natura, perché facilita l’aumento dell’entropia, ovvero della consapevolezza dell’universo ovvero della simmetria del sistema. Bloccare il modello dionisiaco con quello apollineo significa voler ostacolare l’armonia dell’universo, tentando di bloccare il processo entropico. Questo significato ci suggerisce che il nostro ordine ci danneggia, anziché aiutarci come i potenti ci fanno credere.


In conclusione, questo colore dionisiaco ci riporta alle seguenti parole di Friedrich Nietzsche:
«Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante. Io vi dico: voi avete ancora del caos dentro di voi». 

 

 

 

 

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